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Transfert

Kernberg(Kernberg O.,1989) definisce il transfert come l’esperienza che fa il paziente di affetti, percezioni, atteggiamenti, fantasie nell’interazione terapeutica; questa esperienza del paziente non ha origine dall’interazione col terapeuta, ma consiste in una ripetizione di reazioni originatesi nel passato. Il transfert è una ripetizione inconscia di relazioni oggettuali primarie internalizzate; il lì e allora si verifica nel qui ed ora.

I pazienti razionalizzano il transfert, sperimentandolo come insieme di reazioni realistiche ad aspetti specifici del terapeuta. Il terapeuta dovrà analizzare e distinguere la realtà e la sua distorsione contenuta nell’esperienza del paziente, riconoscendo così l’inappropriatezza delle reazioni del paziente.

Kernberg distingue i transfert di tipo primitivo dai transfert di livello più avanzato. I primi sono inerenti relazioni oggettuali parziali, i secondi riflettono relazioni oggettuali totali.

I transfert primitivi avvengono rapidamente, sono consistentemente distorti, effimeri, frammentati; un tipo di transfert può rapidamente cambiare forma e orientarsi in modalità del tutto differenti; sono il riflesso della perdita da parte del paziente di uno stabile senso di sé o degli altri significativi. Il terapeuta potrebbe sperimentare questi transfert come molto intensi, confusivi, minacciosi ed avere difficoltà a sintonizzarsi con essi; sarà tentato di evitare queste esperienze o di interpretare prematuramente(ottenendo una chiusura da parte del paziente).

I transfert di livello avanzato riflettono un’immagine integrata di sé e degli altri che il paziente ha sviluppato nel corso della terapia. Sono più stabili ed è più semplice collegarli alla storia passata del paziente. Il terapeuta è più capace di sintonizzarsi con questo tipo di stati soggettivi del paziente.

 

Strategie generali di analisi del transfert

Kernberg(Kernberg O.,1989) propone un approccio di analisi del transfert che consiste nell’individuazione di: fantasie implicate nella relazione paziente-terapeuta in un momento dato, affetti dominanti del paziente, rappresentazioni di sé, rappresentazioni dell’oggetto.

Le rappresentazioni parziali di sé e dell’oggetto vengono proiettate in modo alternato sulla figura del terapeuta cosicchè esso viene sperimentato alternativamente come oggetto parziale e come sé parziale.

E’ necessario interpretare i transfert primitivi, soprattutto quelli negativi, ma anche quelli estremamente idealizzanti, perché essi potrebbero essere parti dissociate di transfert negativi.

Prima che venga effettuata l’interpretazione, vanno definiti limiti di realtà condivisi: così facendo viene chiarita dapprima la realtà, per poi interpretare aspetti o distorsioni irrealistiche in essa contenuti.

Con il tempo, il paziente imparerà a riconoscere i cicli interpersonali che mette in atto tipicamente nelle situazioni della sua vita, sviluppando comprensione ed insight, per poter poi sperimentare nuovi modi di stare in relazione con gli altri.

 

Controtransfert

Con il termine controtransfert ci si riferisce a tutte le reazioni emotive del terapeuta verso il paziente(Kernberg O., 1989).

Possiamo considerare due aspetti del controtransfert: un aspetto “peggiorativo” inerente il contributo del terapeuta nella relazione terapeutica, ovvero il controtransfert sarebbe causato da conflitti non risolti del terapeuta.

L’altro aspetto, considera il controtransfert(le reazioni del terapeuta verso il paziente) come indotto dal paziente, che ricrea nella relazione interpersonale, il suo mondo interno; il terapeuta viene indotto a sentire ed a comportarsi in concordanza con gli elementi di sé o gli oggetti interni proiettati dal paziente.

 

Strategie di gestione del controtransfert

Gabbard (Gabbard G.O.,2017) esamina gli aspetti del meccanismo dell’identificazione proiettiva riconducibili al controtransfert e indica strategie di gestione dello stesso.

I pazienti proiettano aspetti di sé sugli altri, esercitando una pressione interpersonale su di loro affinchè sperimentino il vissuto proiettato o si identifichino inconsciamente con gli elementi proiettati.

Questo processo di identificazione proiettiva ha luogo nelle normali interazioni e relazioni del paziente con le persone all’esterno del setting terapeutico; all’interno di quest’ultimo invece, il terapeuta dovrà reagire in modo differente. Il terapeuta ricevente la proiezione, contiene e tollera le rappresentazioni e gli affetti proiettati; elabora tali contenuti rendendoli più pensabili e significativi affinchè possano essere restituiti al paziente e da lui reintroiettati.

Nell’identificazione proiettiva possono essere proiettate rappresentazioni di Sé o rappresentazioni di oggetti. Nel caso in cui il terapeuta si identifichi con rappresentazioni di Sé si parla di controtransfert concordante; se il terapeuta si identifica con rappresentazioni proiettate di un oggetto, siamo nella casistica di controtransfert complementare(Racker, 1968 citato in Gabbard G.O., 2017).

Il primo passo nel processo di gestione del controtransfert è la sua identificazione da parte del terapeuta.

Dopo averlo identificato una possibile strategia tecnica consiste nel tolleralo.

 

Tollerare il controtransfert

La comprensione e il contenimento dei sentimenti controtransferali da parte del terapeuta può mettere in moto un processo di cambiamento nel paziente. Il paziente, sperimentando la sopravvivenza del terapeuta ai suoi attacchi, vedendo che egli è in grado di tollerare sentimenti che considerava non tollerabili, fa un’esperienza nuova. Successivamente i sentimenti tollerati dal terapeuta, vengono reintroiettati dal paziente, che sarà ora in grado di concepirli in una nuova forma più pensabile ed integrata.

 

Usare il controtransfert in funzione della comprensione interpretativa

Comprendendo il controtransfert è possibile fare delle ipotesi sulle relazioni oggettuali internalizzate del paziente, e su come il transfert avvenga anche nelle sue relazioni attuali. Sulla base di queste ipotesi il terapeuta può proporre delle interpretazioni al paziente che mirano a favorire l’insight e la comprensione.

 

Utilizzo di forme di self-disclosure

Pur attenendosi al principio di riservatezza, il terapeuta può comunicare al paziente aspetti dei propri vissuti e sentimenti. Questo tipo di intervento può risultare terapeutico in quanto può aiutare il paziente a comprendere l’effetto che ha sugli altri.

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