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Nelle sue prime formulazioni, Freud concettualizzò la resistenza come una forza oppositiva, che opera per impedire l’arrivo alla coscienza di rappresentazioni inaccettabili situate nell’inconscio dell’individuo; essa si manifesta attraverso difficoltà e impedimenti nel processo di recupero di ricordi e nel processo della libera associazione.

Nel corso del tempo, oltre allo stesso Freud che ne articolò la concettualizzazione, vari autori hanno dato un contributo alla comprensione dei fenomeni di resistenza, evidenziandone vari aspetti, arrivando a puntualizzare come il concetto riguardi, più ampiamente, tutti gli ostacoli, originati all’interno del paziente, si oppongono agli scopi analitici e al processo analitico.

Oltre ad essere vista, nella sua accezione di ostacolo al processo, è tecnicamente utile come fonte di informazione: bisognerà chiedersi che forma assume nel suo presentarsi, qual è la sua fonte, qual è la motivazione che la sostiene, che funzione ha in un dato momento.

Una parte importante del processo terapeutico consiste nel sostenere il paziente nel processo di rendere consapevoli le resistenze, comprendere l’utilizzo che ne fa e poterle superare nell’ottica di raggiungere un cambiamento. Questo compito sarà realizzato attraverso le interpretazioni e gli interventi del terapeuta.

Rimangono fondamentali ancora oggi le concettualizzazioni di Freud.

Sulla base della seconda teoria dell’angoscia, quest’ultima è un segnale, che spinge l’Io ad attivare le sue funzioni difensive, a cui sarebbe potuta seguire una resistenza.

Egli individuò cinque tipi di resistenza, originate da tre fonti: dall’Io, dall’Es e dal Super-io.

 

Resistenza di rimozione

E’ una forma di resistenza originata dall’Io, costantemente operante durante il processo di analisi in virtù della natura compito che sottende quest’ultima(sollecitare il rimosso ad emergere verso la coscienza) e della funzione difensiva dell’Io rispetto alla sperimentazione di stati dolorosi (bisogno di difendersi da rappresentazioni, affetti, impulsi, ricordi, che se presentati alla coscienza provocherebbero uno stato di dolore psichico).

E’ possibile considerare la resistenza di rimozione in relazione al concetto di vantaggio primario: attraverso la formazione del sintomo nevrotico viene risolto un sottostante conflitto doloroso, sintomo sorto allo scopo, quindi, di protezione rispetto ad uno stato spiacevole; la terapia pone il conflitto all’esame della coscienza, riesponendola allo stato spiacevole precedentemente risolto.

Il processo analitico e il metodo della libera associazione invitano il rimosso ad affiorare in direzione della coscienza, esponendo costantemente il soggetto alla sperimentazione o alla minaccia di sperimentare affetti spiacevoli. La resistenza aumenta di intensità, all’avvicinarsi di elementi rimossi alla coscienza.

Nel corso della terapia, sarà compito del terapeuta rendere graduale l’accesso alla coscienza di  tali contenuti, in maniera tale da non eccedere le capacità di integrazione dell’Io.

 

Resistenza di transfert

Forma di resistenza originata dall’Io, si caratterizza  per l’opposizione all’ inaccettabile emergenza alla coscienza, di impulsi, desideri, reazioni infantili, che hanno la loro matrice originaria in relazioni significative dell’infanzia, riattualizzate qui e ora, verso la persona del terapeuta. La resistenza al transfert si manifesta attraverso il rifiuto del paziente di comunicare pensieri e vissuti riguardo il terapeuta o pensieri inconsci di tipo transferale da cui il paziente si difende.

Il setting terapeutico, realizza le condizioni per il verificarsi, e per evidenziare il transfert del paziente, all’emergenza di esso il paziente può difendersi, e quindi attivare una resistenza.

Compito del terapeuta, attraverso i suoi interventi, sarà quello di rendere tollerabili gli elementi emergenti.

 

Resistenza che proviene dal tornaconto della malattia(vantaggio secondario)

Originata dall’Io, questa resistenza si manifesta attraverso l’essere restio del soggetto a svincolarsi dalla perdita dei vantaggi secondari derivanti dalla malattia, dai sintomi, dalla sofferenza e dalla condizione di “malato”.

Possono essere considerate vantaggi secondari le gratificazioni sperimentate in diverse forme. In relazione a desideri di accudimento da parte di persone significative: l’essere accuditi dagli altri, suscitare la loro compassione, garantirsi la vicinanza di persone specifiche; oppure la gratificazione di desideri aggressivi: costrizione di persone a prendersi cura del paziente.

Altra forma di vantaggio secondario può essere ottenuta dalla società, quando ad esempio la condizione di “malato” garantisce vantaggi economici o legali.

Resistenza dell’Es

E’ una resistenza dovuta alla proprietà di “viscosità” della libido, per cui è difficile che le pulsioni cambino rispetto a modalità e forme di espressione strutturate nel tempo. Si evidenzia una tendenza alla ripetizione.

In generale, si fa riferimento alla resistenza psicologica a cambiare modelli di funzionamento rigidi, strutturati nel corso dello sviluppo e dell’esperienza personale, ed alla difficoltà di apprendimento di nuovi modelli di funzionamento.

 

Resistenza del Super-Io

Resistenza che scaturisce dal sentimento di colpa o dal bisogno di punizione. E’ stata indicata come di difficile individuazione da Freud e come particolarmente ostica da affrontare. Questa resistenza può render conto di determinate regressioni del paziente, a seguito di momentanei progressi terapeutici, e delle “reazioni terapeutiche negative”. In seguito alla soddisfazione di impulsi, rispetto ai quali il paziente aveva strutturato precedentemente difese, può accadere che abbia reazioni peggiorative rispetto alle sue condizioni, in risposta all’attività di un sentimento di colpa inconscio.

Sebbene Freud abbia individuato una relazione tra forme di resistenza e meccanismi di difesa tipici di determinate categorie di pazienti, per lui, le resistenze erano principalmente ostacoli al processo analitico. Successivamente Anna Freud mise in rilievo il valore informativo delle resistenze, in quanto connesse con i conflitti e le difese utilizzate dal paziente. Viene riconosciuto con il tempo il valore dell’analisi delle resistenze, intese come aspetto difensivo rispetto a conflitti esitanti in aspetti patologici.

Come evidenziato da Sandler(Sandler J.,1992), Deutsch(1939) ha approfondito le resistenze intellettuali o intellettualizzanti, inquadrando le resistenze di pazienti che rimuovono l’affettività dalla propria vita, conservando il lato intellettuale. In questi casi si osserva il tentativo di sostituire la comprensione intellettuale alla profonda esperienza della terapia.

C’è differenza tra difese e resistenza: le difese fanno parte della struttura di personalità dell’individuo; le resistenze sono modalità di difesa rispetto alle minacce che la terapia solleva rispetto al suo equilibrio psichico.

 

La resistenza come stato interno e le sue manifestazioni

E’ necessario distinguere e tenere a mente la resistenza, intesa come stato psichico interno, come disposizione psichica non osservabile, dalle resistenze classicamente intese, come manifestazioni visibili  della resistenza come stato psichico interno.

Ciò che deve essere oggetto di indagine da parte del clinico, è la resistenza come stato interno, e nello specifico la sua causa.

In tal senso è utile la distinzione proposta da Glover(1955) tra le resistenze ovvie(ritardi, silenzi, non rispetto degli appuntamenti ecc..) e le resistenze “discrete” basate sulla compiacenza verso il terapeuta e sull’adesività al setting, ma che di fatto non porta a cambiamenti profondi nel paziente.

 

Sandler(Sandler J.,1992) ha proposto una classificazione dele resistenze basata sui contributi successivi a Freud(la cui categorizzazione rimane fondamentale). Nell’analisi delle resistenze è importante individuare le fonti, le motivazioni che la sostengono, la funzione in un momento dato.

 

1.Resistenze dovute alla minaccia posta dal procedimento analitico e dalle sue finalità ai particolari adattamenti raggiunti dal paziente.

Rispetto a questo tipo di resistenza, si fa riferimento agli adattamenti raggiunti dall’individuo, intesi come equilibri rispetto ai suoi bisogni ed impulsi ed interni, sia rispetto alle richieste esterne. Anche i meccanismi di difesa possono essere considerati meccanismi di adattamento.

Il processo terapeutico minaccia l’equilibrio del paziente, perché mira a intervenire sui meccanismi di difesa, ovvero sugli adattamenti del paziente rispetto alle sue esigenze interne ed alle esigenze esterne.

 

2.Resistenze di transfert

Sostanzialmente la concettualizzazione di Freud. Alcuni autori differenziano la resistenza alla consapevolezza di transfert(ostacolo all’accesso alla coscienza di sentimenti e modalità provenienti da relazioni con oggetti significativi dell’infanzia) e resistenza alla risoluzione del transfert(analisi, dissezione e comprensione cosciente delle dinamiche e dello sviluppo del transfert).

 

3.Resistenza derivante da vantaggi secondari.

Valida la concettualizzazione di Freud.

 

4.Resistenze del Super-Io

Valida la concettualizzazione di Freud.

 

5.Resistenza che sorge in seguito a procedimenti errati e a misure tecniche inappropriate adottate dall’analista.

Questo tipo di resistenze possono essere affrontate normalmente in un’analisi normale, a condizione che sia paziente che terapeuta ne riconoscano ed accettino l’origine. Se non succede questo, si verificherà una sospensione del trattamento: una sua continuazione su basi ambigue.

 

6.Resistenze dovute al fatto che i cambiamenti prodotti dall’analisi possono condurre a reali difficoltà nei rapporti del paziente con persone importanti del suo ambiente.

Sandler porta come esempio le difficoltà coniugali a cui potrebbe condurre un insight ed un cambiamento di un paziente masochista rispetto al coniuge.

 

7.Resistenze provocate dal pericolo della guarigione e della perdita dell’analista che ne consegue.

La resistenza alla guarigione può, in alcuni pazienti, sottendere la paura della separazione e della perdita della relazione con il terapeuta. Alcuni pazienti ostacolano così il processo terapeutico per paura di perdere una relazione appagante di dipendenza con una figura diventata significativa.

 

8.Resistenze dovute alla minaccia che il lavoro analitico porta all’autostima del paziente.

Si fa riferimento a pazienti con personalità essenzialmente narcisistiche. In questo tipo di pazienti è dominante il vissuto della vergogna, quest’ultimo porta all’attivarsi del sistema difensivo e dunque delle resistenze al processo analitico; essi esercitano un particolare controllo sul processo delle libere associazioni.

 

9.Resistenza alla rinuncia a soluzioni adattive scelte in passato (sintomi nevrotici compresi), dovuta al fatto che tali soluzioni devono essere abbandonate.

Oltre alla resistenza dell’Es descritta da Freud, questa resistenza include anche aspetti resistenziali legati al funzionamento organizzato e strutturato dell’Io e del Super-Io, come aspetti legati al sentimento di identità.

Inerente in tal senso è il concetto di “resistenza d’identità” descritto da Erikson (1968), ovvero la riluttanza a rinunciare a sentimenti di identità collegati fortemente alle rappresentazioni del Sé. Minore è l’integrazione del Sé, maggiore è il senso di minaccia, e quindi, la resistenza sollecitata.

Ogden(1983) evidenzia come la resistenza possa essere forte, davanti alla perdita di sicurezza derivante dalla possibilità di modificare un assetto di relazioni oggettuali interne cristallizzato, nell’attualità delle esperienze relazionali.

 

10.Resistenze caratteriali del tipo descritto da W. Reich(1928, 1929, 1933)

Questo tipo particolare di resistenze, è in relazione a tratti caratteriali fissi: originatisi come risoluzione di conflitti, sono rimasti strutturati come strutture caratteriali anche in seguito alla scomparsa del conflitto che ne ha provocato la formazione. Sono importanti da prendere in considerazione in quanto originatisi nel contesto di sviluppo dell’individuo, nella sua relazione con l’ambiente, ma non sempre analizzabili in quanto strutturalmente fissi(integrati nella struttura di personalità e non più funzionali a risolvere un conflitto).

 

Rispetto alla persistenza  delle strutture psicologiche, quindi alla tendenza al manifestarsi di forme di resistenza, è da menzionare la proprietà di prevedibilità, disponibilità, economia psichica, e sentimento di sicurezza che deriva da modelli di funzionamento strutturati. Alcune strutture psichiche emergono come difese con l’obiettivo di risolvere conflitti, e successive vengono mantenute perché utili a preservare un sentimento di sicurezza.

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