Matteo Bianchimano Psicologo a Modena
La comunicazione può avvenire attraverso vari canali; esamineremo il canale verbale e non verbale nella comunicazione paziente-terapeuta.
Rispetto alla comunicazione verbale, Semi(Semi A.A.,1985), propone di osservare il linguaggio del paziente su più livelli: la lingua usata, il vocabolario prevalente, la ricchezza del lessico, lo stile e l’utilizzo di figure retoriche.
Rispetto alla lingua usata, bisogna aver presente, che una lingua usata durante il colloquio, diversa da quella di utilizzo abituale(per esempio l’italiano al posto dell’abituale dialetto) ha una funzionamento di distanziamento dagli affetti; in questo modo il paziente avrà un contatto emotivo meno profondo con i contenuti che porterà in seduta.
Semi raccomanda di utilizzare un registro linguistico vicino a quello del paziente, ed evitare l’utilizzo del linguaggio tecnico-scientifico con lui; il linguaggio tecnico scientifico ci sarà utile nella comunicazione tra colleghi e come strumento di pensiero professionale. Nel caso in cui sia il paziente ad usare un linguaggio tecnico-scientifico, sarà questo un modo per distanziarsi emotivamente dai suoi contenuti.
Il tipo di vocabolario usato dal paziente ci può indicare la provenienza socio-culturale, il suo livello di integrazione nell’ambiente di appartenenza e la sua capacità di rielaborare in modo soggettivo e creativo il linguaggio.
La ricchezza del lessico, ma maggiormente la sua povertà, ci fornisce indicazioni su una eventuale situazione culturale carente, oppure, sarà informativa nel caso in cui la povertà lessicale si manifesti relativamente ad aree di esperienza specifiche o relativamente a periodi specifici della vita.
Bisognerà esaminare l’utilizzo di figure retoriche da parte del paziente. La metafora ad esempio, è un modo linguistico che permette un’alta espressione emotiva.
Come regola generale, è bene lasciare che il paziente si esprima attraverso il suo linguaggio, e che il clinico si adegui ad esso.
I comportamenti non verbali sono una fonte di dati significativa. Possono essere vari: i movimenti corporei, il fumare, mangiarsi le unghie, muoversi nella stanza, modi di vestire particolari; ma anche alcuni tipi di silenzio, le messe in atto e i comportamenti inappropriati verso il terapeuta; altri elementi sono il tono di voce con cui il paziente parla, la velocità dell’eloquio, lo stato d’animo che accompagna il parlare.
Il livello non verbale di comunicazione assume un’importanza cruciale con pazienti che funzionano ad un livello primitivo; in questi casi è richiesta una maggiore capacità di ascolto e una particolare sensibilità non verbale del terapeuta.
Langs(Langs R.,1979) esamina le componenti verbali e non verbali delle comunicazioni del paziente, e la loro utilità all’interno cel contesto clinico.
Contenuti della comunicazione relativi a eventi attuali
Una rilevante parte dei contenuti portati dal paziente, in termini quantitativi e qualitativi, è inerente eventi attuali della propria vita, circostanze che riguardano sé o altri. Questi racconti sono importanti in quanto indicano aspetti centrali dei problemi emotivi del paziente, delle disfunzioni dell’Io, e fantasie inconsce rimosse. L’ascolto attento di questo materiale potrà farci cogliere aspetti del funzionamento del paziente e sue fantasie inconsce: attenzione quindi, al significato latente delle comunicazioni, al contesto di comunicazione e alle sequenze associative.
Il livello di contatto tra il contenuto manifesto e il contenuto latente varia da paziente a paziente: alcuni pazienti attraverso racconti estremamente concreti tendono a prendere le distanze dal loro mondo interno e dai loro contenuti inconsci; il terapeuta farà più fatica ad arrivare al contenuto latente ed incontrerà consistenti resistenze da parte del paziente. Altri pazienti, esprimono in maniera meno celata i derivati delle proprie fantasie inconsce, che sono così più individuabili ed interpretabili.
I resoconti verbali contenenti narrazioni attuali di eventi di vita propri o altrui possono definire situazioni analitiche differenti. E’ possibile che definiscano una tematica importante per il paziente connessa ai conflitti intrapsichici; possono dare indicazioni sul funzionamento dell’Io, sul suo stato di tensione in quelle situazioni e sulla capacità di farvi fronte; possono evidenziare tendenze dell’Io in risposta a situazioni relative alle relazioni primarie; possono essere difese per evitare conflitti intrapsichici; ancora, i resoconti di eventi reali possono essere spostamenti per esprimere in maniera mascherata reazioni e fantasie relative al terapeuta e alla terapia.
Messe in atto
Nella definizione di Langs(Lang R.,1979), le messe in atto sono comportamenti che esprimono fantasie o conflitti inconsci, questi comportamento hanno solitamente effetti dannosi sul paziente o su altri. Le azioni sintomatiche si differenziano dalle messe in atto in quanto comportamenti più circoscritti, meno razionalizzati, più estranei all’Io e talvolta meno dannosi per il paziente o per altri.
Kernberg(Kernberg O.,1987) individua nella messa in atto uno degli indicatori di debolezza aspecifica dell’Io.
Nell’affrontare questi elementi non elaborati, il terapeuta dovrà cercare di dare un significato ad essi, tenendo conto del contesto in cui avvengono, del contenuto del comportamento, della compromissione del controllo degli impulsi del paziente.
E’ possibile che le messe in atto del paziente siano evocate dal terapeuta. Le assenze ad esempio, o il mettere in atto fantasie connesse con le reazioni al terapeuta e al trattamento. Le assenze in particolare sono da considerare come una forma di comportamento che si riferisce direttamente alla terapia; esse sono indice di marcate tendenze alla messa in atto e alla comunicazione non verbale.
I comportamenti di messa in atto possono verificarsi durante la seduta, esprimendo sentimenti o fantasie non elaborati riguardo al terapeuta o la terapia. Sono esempi i tentativi di sedurre o aggredire il terapeuta, l’andare via durante la seduta o passeggiare nella stanza. E’ bene esplorare con il paziente e cercare di comprendere il contenuto latente di queste messe in atto affinchè non sia minata l’alleanza terapeutica. Nel caso di forme non distruttive di messe in atto può essere più opportuno essere maggiormente tolleranti.
Affetti
L’espressione di affetti è un indicatore cruciale di contenuti nel contesto della comunicazione del paziente. Alcuni affetti si riferiscono a esperienze vissute nella seduta o fuori di esse, il loro contenuto viene chiarito dal contesto e dal loro contenuto; è possibile che si riferiscano ad una esperienza conflittuale situata in variabili momenti dello sviluppo.
L’espressione di affetti (i più significativi in seduta sono rabbia, ansia e depressione) possono indicare la presenza di problemi; in altri casi costituiscono un aspetto dell’esperienza di sé non integrato. Uno stato di panico o di depressione non descritto, non integrato, ma espresso come componente dissociata, è un indicatore di importanza cruciale in quanto segnala la compromissione significativa delle funzioni dell’Io.
Sintomi fisici
Quando il paziente porta in seduta i suoi sintomi fisici, siano essi di natura puramente somatica, psicosomatica o psicologica, è un valido principio quello di orientarsi a comprendere il contenuto manifesto e latente connesso con il sintomo; il materiale emergente in seduta và connesso ad essi. Sarà utile esplorare in profondità le connessioni con i canali somatici specifici legati al sintomo, sia le fantasie e i conflitti inconsci espressi attraverso di esso.
Ricordi recenti
Sono fonti importanti di fantasie inconsce; talvolta indicatori di resistenza. L’emergere di ricordi a cui sono sottese fantasie inconsce, può succedere ad una elaborazione delle resistenze. L’emergenza di tali ricordi serve a confermare un’interpretazione e a fissare dunque la consapevolezza con dati significativi.
Ricordi d’infanzia
I ricordi infantili sono comunicazioni ricche di informazioni, che ci possono spiegare la genesi di elementi dello psichismo del paziente; possono raccontarci di esperienze varie, come traumi o la natura delle relazioni primarie. Tutto questo materiale è estremamente informativo circa la natura delle problematiche paziente.
Sono rilevanti le associazioni insieme alle quali, nel corso di una seduta o di una serie di sedute, tale materiale si presenta: è possibile evidenziare specifici significati latenti e specifiche fantasie inconsce in riferimento alle problematiche del paziente. Dunque i ricordi di infanzia sono complessi, e forniscono un materiale che può essere ascoltato a diversi livelli.
Fantasie coscienti
Le fantasie consce sono un’espressione mascherata delle fantasie inconsce. Uno degli scopi della terapia, è quello di far emergere alla coscienza, le fantasie inconsce. Relativamente a questo fine, le fantasie consce(i sogni ad occhi aperti) sono di grande utilità. Esse rappresentano un tipo di contenuto di per sé significativo, o che ha funzione di difesa, in relazione al contesto in cui si presentano o in funzione degli equilibri strutturali del paziente in un dato momento della terapia.
Sono dunque, una comunicazione estremamente significativa: all’inizio della terapia esse riflettono le fantasie inconsce; il livello di mascheramento diminuirà con il progredire della terapia e con la progressiva presa di coscienza del materiale inconscio del paziente.
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I sogni
Come le fantasie coscienti, sono anche essi rappresentazioni mascherate di fantasie inconsce. Possiedono un contenuto manifesto ed un contenuto latente. Per comprendere il contenuto latente è necessario ascoltare le associazioni inerenti il sogno e il contesto in cui esso viene effettuato e viene raccontato. Attraverso i sogni è possibile individuare aree problematiche del paziente e avere indicazioni sul funzionamento dell’Io.
Il lavoro sui sogni può essere svolto su tre livelli: il contenuto manifesto, escludendo il contesto e le associazioni(da esplorare nel caso di contenuti urgenti e collegabili a problemi urgenti, come ad esempio intenzioni suicide o omicide); il contenuto manifesto nell’ambito del contesto specifico in cui viene raccontato( in assenza di associazioni, che il paziente può non essere in grado di produrre, il terapeuta si affiderà alla ricostruzione dei temi latenti sulla base dell’individuazione dei residui diurni, ovvero gli elementi della realtà che hanno suscitato il sogno e sulla base della sua conoscenza del paziente); un terzo livello di lavoro sui sogni è possibile grazie alle associazioni su di esso. Le associazioni possono essere dirette (le idee del paziente inerenti al sogno) ed essere utili alla ricostruzione del contenuto latente o difensive rispetto ad esso; oppure indirette(non derivanti da risposte circa il sogno manifesto ma derivanti da altro materiale che si presenta in seduta; anche le associazioni indirette possono essere rivelatrici circa il contenuto latente o difendersi rispetto ad esso).
Akhtar(Akhtar S.,2013) sottolinea il valore comunicativo dei comportamenti del paziente durante l’ora analitica; egli distingue i concetti di comunicazione non verbale, acting in, messa in atto.
Comunicazione non verbale
Il modo di presentarsi, le espressioni facciali, le azioni compiute dal paziente sono comunicazioni a cui il clinico deve dar valore. Citando Freud, Akhtar riflette sul fatto che elementi rimossi e inconsci, non vengono ricordati sotto la forma di memorie consapevoli, ma piuttosto riprodotti sotto forma di azioni inconsapevoli.
Acting in
Ci si riferisce a una forma di azione corporea, un movimento o un cambiamento posturale, che avviene durante l’ora di terapia: possono essere espressi conflitti inconsci, ricordi rimossi, o desideri legati al transfert. Elementi psichici preverbali infantili che non hanno mai avuto accesso alla coscienza attraverso una adeguata mentalizzazione, possono esprimersi attraverso acting in; questo tipo di comunicazione ha chiaramente un importante valore clinico.
Messa in atto
Con il termine messa in atto Akhtar si riferisce ad un utilizzo dell’azione nella relazione terapeutica che: 1) permette al paziente di tradurre in azioni(più che in pensieri) fantasie di transfert; 2)indica l’induzione inconscia del terapeuta, da parte del paziente, ad incarnare le sue fantasie di transfert.
In questo tipo di azioni, l’Io non contribuisce in termini di capacità di tolleranza della frustrazione, di previsione delle conseguenze, di differimento della soddisfazione.
I comportamenti del paziente in seduta possono esprimere, dunque, elementi di transfert inconsapevoli, che, ripetuti nelle relazioni attuali del paziente possono generare disfunzioni relazionali. E’ compito del terapeuta individuare questi elementi ripetuti e ripetitivi che si verificano nella relazioni, e attraverso interventi interpretativi, accompagnare il paziente nel processo di renderli consci, rompendo così la coazione a ripetere.
Empatia corporea del terapeuta
Akhtar(Akhtar S.,2013) riflette sul valore informativo derivante dalle associazioni, affetti, comportamenti del terapeuta che si verificano in relazione alle comunicazioni del paziente.
Questi avvenimenti sono in relazione allo sviluppo delle vicissitudini del transfert-controtransfert.
Il terapeuta, durante la seduta con il paziente, può ritrovarsi a compiere varie azioni(cambiare postura, cambiare espressione facciale, chinarsi in avanti, cambiare tono di voce...); quando il terapeuta è sintonizzato su un canale comunicativo inconscio-inconscio mentre ascolta il paziente, alcuni aspetti dei suoi movimenti corporei, saranno una risposta alle comunicazioni del paziente. Un termine per esprimere questa capacità del terapeuta è “empatia corporea”(Jacobs, 1991; citato da Akhtar S.,2013): durante la situazione terapeutica, il terapeuta è predisposto all’ascolto e alla comprensione empatica, mette il suo Io in una condizione regressiva, e favorisce così la capacità di risonanza con il paziente attraverso l’esperienza corporea.
Azioni interpretative
Consistono in una comunicazione verso il paziente, che avviene sul piano non verbale, che presuppone un’ipotesi da parte del terapeuta e che ha valore di interpretazione sul piano operativo. Sono azioni consapevoli, che presuppongono una riflessione del terapeuta. Ne sono esempi: stabilire l’onorario, segnalare la fine della seduta, invitare il paziente a contenere una messa in atto. Questo tipo di azioni sono parte del tessuto terapeutico.