Matteo Bianchimano Psicologo a Modena
Freud, rispetto al tema dell’ascolto, raccomandava al clinico di porre un’attenzione liberamente fluttuante, che era il corrispettivo delle libere associazioni del paziente: tenere lontano l’influsso della coscienza dalla propria attenzione e ascoltare senza preoccuparsi di tenere nulla a mente.
Akhtar(Akhtar S.,2013) raccoglie ed articola le tipologie di ascolto analitico in quattro tipologie. Non vanno considerate come perfettamente discrete, hanno delle aree di sovrapposizione.
Ascolto oggettivo
I presupposti di questo tipo di ascolto sono che lo sviluppo umano debba, in senso maturativo, tendere verso il principio di realtà. Maturità e realtà indicano salute mentale, e il clinico esaminerà gli elementi che ascolta da questo polo esistenziale.
E’ un ascolto scettico, il terapeuta è osservatore distaccato e arbitro di realtà; egli non viene attirato dai contenuti del paziente, dalle sue sofferenze dichiarate, ma mira a decifrare le modalità con cui desideri e fantasie connotano la sua esperienza presente, passata e futura. L’attenzione maggiore, più che al contenuto, è al processo: è più importante il come che il che cosa. Saranno elementi significativi: le pause, le esitazioni, le enfasi, l’intonazione della voce, i lapsus presenti nella narrazione; i cambi di direzione del discorso, l’accentuazione e le sfumature del flusso associativo, i cambi repentini di argomento, l’emergenza di un affetto incongruo oppure palesi omissioni.
La tecnica delle libere associazioni in questo senso è molto valorizzata perché permette di accedere ai conflitti inconsci.
L’attivazione del terapeuta è maggiore sul piano intellettuale, il terapeuta deve indossare gli occhiali della teoria, seguendo le narrazioni del paziente, avendo presente le sue conoscenze teoriche, e cercando di scrutare i conflitti sottostanti alla formazione del sintomo.
Brenner suggerisce che un’attenzione selettiva verso il materiale analitico è più utile di un’attenzione liberamente fluttuante.
Ascolto soggettivo
Un ascolto che si affida principalmente alla propria soggettività come strumento di ascolto e comprensione delle comunicazioni dell’analizzato. Si fa riferimento all’indicazione di Freud per cui, se accuratamente sintonizzato, è possibile mettere il proprio inconscio, in diretta ricezione dell’inconscio dell’analizzato. Un assunto collegato a questo tipo di ascolto è che l’esperienza soggettiva dell’analista è significativamente collegata alle comunicazioni del paziente.
Jacobs fa riferimento al concetto di empatia corporea: investire l’Io corporeo per renderlo strumento di ascolto capace di sintonizzarsi. Le risposte corporee dell’analista hanno valore informativo rispetto alle comunicazioni del paziente e agli accadimenti attuali dell’interazione in corso. Ci si affida al proprio stato emotivo interno, alle proprie associazioni, alla reveriè, ai cambiamenti della propria postura e ai propri gesti.
E’ integrabile nel contesto di questo tipo di ascolto il concetto di Bion di elementi beta proiettati in un altro che assolve la funzione di metabolizzarli e restituirli in forma pensabile.
In questo dominio clinico rientra l’identificazione proiettiva concettualizzata da Melanie Klein. Aspetti di sé buoni, da salvaguardare dall’attacco di oggetti cattivi, possono venire proiettati all’esterno; aspetti interni cattivi, possono essere proiettati per essere controllati meglio.
In tale luce, il controtransfert risulta illuminante sulla natura degli introietti del paziente. Con un paziente narcisista il controtransfert sarà caratterizzato da sentimenti di inferiorità o vergogna(frutto degli oggetti interni proiettati dal paziente); con un paziente schizoide il terapeuta sentirà un controtransfert connotato positivamente: il paziente salvaguarda proiettandole le parti di sé buone, proteggendole da un introietti sadici e mortificanti.
Ascolto empatico
E’ un tipo di ascolto che implica la ricerca attiva del terapeuta di cogliere, di entrare in risonanza con l’esperienza soggettiva del paziente.
La prospettiva di questo ascolto, implica che lo sviluppo umano tenda a direzionare il sè dalle ambizioni alle idee, con un sentimento di vitalità che accompagna il processo verso le mete personali; il terapeuta si porrà dalla parte della gioia e vitalità esistenziale, sottendendo che maturità e salute mentale consistono nella capacità di conservare entusiasmo e significatività.
Fliess descrive il processo di empatia attraverso una introiezione transitoria dell’oggetto, seguita da una successiva proiezione dell’introietto nell’oggetto.
Greenson che è necessario disinvestire momentaneamente la rappresentazione di sé ed essere capaci di regredire (reversibilmente) nelle funzioni dell’Io.
L’autore che pone maggiore enfasi su questo tipo di ascolto è Kohut, secondo cui la capacità di immergersi nell’esperienza soggettiva del paziente è espressione della massima funzione riparativa dell’analista.
Schwaber, nel descrivere la capacità di sintonizzarsi con l’esperienza soggettiva del paziente, spiega che sono fondamentali le capacità genitoriali di sintonizzarsi e riconoscere gli stati percettivi ed esperienziali dell’altro. Ascoltando empaticamente il paziente, cercando attivamente di sperimentare la sua esperienza soggettiva, riconoscere il suo stato interiore, permette al paziente un aumento di coesione psichica e una maggiore capacità di autoregolazione; l’azione terapeutica si estrinseca in questo processo.
Nosek afferma che gli interventi interpretativi sono violazioni psichiche: i pazienti in terapia dovranno rivelarsi a se stessi e al terapeuta, quest’ultimo dovrà avere una funzione di aiuto in questo(non interpretando); non si fa terapia parlando(interpretando), ma ascoltando, ospitando il paziente nella sua unica individualità.
Ascolto intersoggettivo
Questa tipologia di ascolto si basa su una concettualizzazione epistemologica specifica. Il processo clinico è un interscambio dialettico tra la realtà soggettiva del paziente e la realtà soggettiva dell’analista; questo interscambio avviene in un processo interattivo co-creato e co-creante la realtà intersoggettiva.
Ogden articola il concetto di “terzo analitico”: l’esperienza intersoggettiva co-creata dalla dialettica unica e specifica delle soggettività del paziente e del clinico all’interno del setting. Il processo terapeutico è circolare e dinamico: le soggettività creano il terzo analitico, rimaneggiandolo costantemente in ogni interscambio, e il terzo analitico a sua volta crea il paziente e il terapeuta nella loro interazione. Questo processo, nascente nella relazione tra paziente e terapeuta, si sviluppa permettendo al soggetto analitico di strutturarsi ed evolvere progressivamente nel tempo.
Il terapeuta, dunque, è visto in un ruolo più attivo e partecipante nel processo analitico, gli elementi psichici che legge nel paziente, sono in ogni caso frutto della sua soggettività; anche il suo stato affettivo(del terapeuta) contribuisce inevitabilmente ai fenomeni di transfert e controtransfert.
Questo tipo di ascolto, pone quindi attenzione, sul ruolo più di rilievo della soggettività del clinico e sull’interazione tra i due partecipanti alla diade terapeutica.
Gli ascolti esposti si completano e integrano a vicenda, con lo scopo di avere una più chiara possibile visione dei dati analitici.
Le loro combinazioni possono dare spunti per un utilizzo più mirato: questo punto verrà trattato nel capitolo dedicato alle funzioni del terapeuta.